venerdì 20 maggio 2011

dormire

“perché, a te come piacerebbe morire?”
“cadendo da una liana”
“eh?”
“non so perché, è la prima risposta che mi è venuta in mente”
“ma non muori, rischi di romperti le gambe o rimanere bloccata a un letto per il resto della vita ma non morire...”
“beh ma se cadi dall'altezza di tarzan sì che muori”
“eh in effetti”
“però perché si rompe la liana, non perché scivolo io o simile”
“beh quello logico, non avevo pensato diversamente”
“e tu?”
“beh se dobbiamo vedere il modo migliore ottimizzando velocità e incoscienza sarebbe un proiettile vagante in testa...però se devo scegliere qualcosa di figo direi per mano di un serial killer”
“stai scherzando?”
“no, però uno di quelli da torture post mortem, non amo il dolore fisico. Però pensaci, punto uno: la mia morte renderebbe felice almeno qualcuno, il serial killer appunto; punto due: rimarrei scritta in eterno come la vittima numero 5 per esempio e si parlerebbe un sacco di me. L'unico problema sarebbe che non potrei donare gli organi, probabilmente non sarebbero messi bene”
"no quello no in effetti. Sei strana tu”
“lo so, ma strana è bene?”
“sì strana va benissimo cucciola”
“buona notte tesoro”
“buona notte”
Lei la strinse forte in uno di quegli abbracci serrati che la Ragazza amava tanto, poi la lasciò sistemarmi a pancia in giù e la guardò mentre il suo respiro si stabilizzava nel sonno. Chiuse gli occhi e con una mano che ancora l'abbracciava si lasciò addormentare. Quella notte dormì un sonno senza sogni, ogni tanto si svegliava spostava un braccio da sotto la Ragazza, si sistemava incastrando il proprio corpo col suo o semplicemente la guardava rallegrandosi di averla lì accanto e tornava a dormire.

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