dopo due giorni a letto influenzata stanotte un sogno orribile che mi ha lasciato inquietata a lungo.
sono lungo una strada, fuori da un negozio di giocattoli, faccio parte dell' FBI o qualcosa del genere, intorno a me altri compagni, siamo reclute è una delle nostre prime missioni. siamo lì ed aspettiamo che succeda qualcosa ma non succede nulla, vado verso il negozio, c'è una ragazza annoiata che continua a ripetere che il proprietario non c'è e che dobbiamo ripassare se vogliamo parlare con lui, intorno alcuni agenti svogliati. vado dal mio capo e gli chiedo che stiamo facendo lì, mi dice che abbiamo ricevuto una soffiata che quel posto fosse un rifugio per clandestini cinesi (eh siamo pur sempre l'FBI) ma che è palesemente impossibile visto quanto è piccolo il negozio quindi ce ne andiamo. quando mi dice questo io penso che le persone potrebbero essere solo o sopra o sotto il negozio, così guardo in alto e vedo una botola semi aperta, faccio segno al mio capo che si complimenta con me e manda su una squadra, mentre il proprietario del negozio mi prende un braccio, stringe forte e mi accusa di aver rovinato la vita a quelle persone. mi stacco e lo mando via, so che e riceverò una lode per la mia perspicacia e sono felice, mi avvio verso una stanza dove si sono riunite tutte le reclute e stanno lì a ridere e scherzare mentre il resto della squadra fa il suo lavoro. ad certo punto sento delle urla dall'alto, alcune ragazze per tentare di scappare agli agenti escono sul tetto, sono agitate e alcune cadono giù, attraverso i vetri le vedo scivolare e cadere a terra morendo in posizioni assurde. sono 5 in tutte quelle morte a terra due da una parte e tre dall'altra, una sopra all'altra. altre persone scappano dal tetto ma non fanno molta strada, un'altra ragazza si ferisce e io chiamo il medico della squadra, ma sembra che io sia l'unica a vedere tutto questo. c'è anche una mia amica seduta, sta leggendo un libro, io lo scambio per un autore giapponese che ho letto, lei ride mentre legge, poi guardo meglio la copertina ed è un libro che parla di un deportato o qualcosa di simile. dall'altra parte della strada un bambino incuriosito dal rumore si avvicina e nell'attraversare la strada per poco non finisce sotto un camion, io sono disperata mi sento in colpa per tutto, piango in mezzo all'incuranza generale. guardo verso i corpi delle ragazze ed a un certo punto una si muove ma con dei gesti molto strani e violenti, io cerco di chiamare aiuto ma qualcuno mi dice che non è viva, sono solo i nervi che si muovono per l'ultima volta, rimane lì in una posizione molto innaturale, quasi a guardarmi coi suoi occhi vuoti.
martedì 29 marzo 2011
mercoledì 16 marzo 2011
lei è

"Scrivo sempre di Lei, forse perché è ormai una parte di me, forse perché è la persona che conosco di più, o forse perché cerco di conoscerla veramente. Ho pensato però che molti si saranno chiesti chi è. Paradossalmente se avessi scritto un nome, anche inventato, e magari qualche nota personale sul lavoro, dove vive, cosa legge... si sarebbe avuta l'impressione di conoscerla, quasi fosse una vicina di casa che conosciamo di sfuggita e salutiamo sulle scale. Ma lei, se fosse una vicina di casa, sarebbe quella non non abbiamo mai visto in volto, quella che prende l'ascensore un minuto prima di noi, quella che esce urtandoci mentre noi stiamo cercando
le chiavi di casa. Una di quelle persone che vediamo solo di spalle insomma. Avete mai notato come ci siano persone che vediamo solo di spalle? Ci accorgiamo di loro solo quando sono passati oltre e non si girano certo verso di noi perché hanno qualcosa a cui pensare, un posto dove andare. Li troviamo sempre in metropolitana o sull'autobus, scendono alla nostra fermata e camminano avanti a noi fino al portone di fianco al nostro; li riconosciamo dalla camminata, dallo stile del vestire...paradossalmente il non vederli in volto ci fa soffermare su molti altri aspetti. Lei è così.
Quando cammina lei guarda in basso, o in alto verso il cielo. Spesso legge o scrive. Non si riesce mai a incrociare il suo sguardo per più di qualche secondo, nemmeno quando ci sta parlando. Lei sembra sempre da un'altra parte, e forse lo è. I suoi occhi cercano qualcos'altro e raramente lo trovano.
Lei ama fingersi più ingenua di quello che è per poter credere nei lieto fine e nei sogni. Lei spesso si finge più cinica di quello che è per non dover seguire un sogno.
Lei ama giocare. Ama mettere alla prova le persone, testare i loro limiti e metterli in difficoltà. Lei con se stessa sa essere molto dura, si crea degli ostacoli che non è certa di saper superare, mette limiti e paletti per capire fino a dove riesce ad arrivare.
Lei odia essere delusa e spesso preferisce non avere aspettative perché sa che le persone quasi sempre non sono all'altezza. Lei crede di saper leggere chiunque con uno sguardo, lei ti giudica
dopo 2 minuti e raramente cambia opinione.
Lei spera sempre di sbagliarsi.
Lei non ama le seconde possibilità, perché non ne da a se stessa. Lei spesso cede di fronte a uno sguardo. Lei non sa dire di no, ma vorrebbe imparare.
Lei quando cammina non si sposta, va dritta per la sua strada e sono gli altri che le fanno spazio. Lei riesce a passare inosservata anche se è al tuo fianco.
Se Lei vuole farsi notare non ne potrai fare a meno, e spesso ti ritrovi a chiederti chi sia a lungo. Lei torna nella tua vita quando smetti di pensarci.
Lei ama riconoscersi in un gruppo ma odia le categorie. Quando si parla di lei risponde con: “ sono io e nessun nome potrà farmi conoscere meglio”.
Lei non ama i nomi, se non come forma di affetto nei confronti dei genitori che ce li hanno dati. Lei non ricorda mai i nomi delle persone, ma spesso conosce alcuni particolari insignificanti
di loro.
Lei odia le maiuscole e non sa perché. Probabilmente non è per una qualche questione filosofica morale, ma solo perché rovinavano l'armonia di quelle lettere una di fila all'altra sul bianco del foglio.
Spesso lei preferisce fingersi sorpresa che esserlo veramente, perché le piaceva avere il controllo.
A lei piaceva molto quando riusciva a lasciarsi andare, essere istintiva e non pensare, ma finiva sempre per pentirsi di qualcosa.
Più scrivo più mi rendo conto che potrei andare avanti per ore a scrivere cose su di lei. Più rileggo più mi rendo conto che nessuna di queste frasi può dire davvero qualcosa su Lei. Nessuno potrà mai stare dentro i confini di una pagina, alle storie c'è sempre un prima e un dopo, ma raramente qualcuno vuole sapere quali sono... Lei sì, Lei era curiosa e avrebbe voluto sapere sempre tutto quello che si poteva sapere. Ma Lei è pur sempre una protagonista e i protagonisti sono gente strana si sa."
pioggia

"Lei amava la pioggia da sempre, forse perchè da piccola era la scusa buona per stare in casa. non le era mai piaciuto molto fare tutte quelle cose da bambini, preferiva restarsene buona a leggere, a inventarsi cose e progettare grandi idee. preferiva sognare il mondo che viverlo. sì era strana, un po' sociopatica aveva detto qualcuno, niente che non si sia già visto aveva detto qualcun altro.
è solo che a lei piaceva essere preparata. quando usciva lì fuori voleva aver pensato a ogni possibilità. non che non le piacesse essere sorpresa, ma con l'esperienza aveva imparato che sono veramente poche le sorprese che ci fanno piacere, per lo più ci tagliano le gambe. Lei usava un metodo tutto suo per sentirsi sicura: i sogni.
non è vero che sui sogni non abbiamo controllo, la verità è che è comodo farlo credere così ogni cosa è lecita li. un sogno si può raccontare senza timore di venire giudicati o criticati, il mondo onirico è una sorta di territorio franco in cui non abbiamo obblighi o colpe. uno dei pochi posti dove possiamo ancora essere noi stessi, è un bene che nessuno abbia mai fatto notare quanto in realtà decidiamo noi dei nostri sogni. è come in quei giochi dove qualcuno scrive un inizio o una parola e tu cerchi di costruirci una storia. nei sogni noi decidiamo l'incipit e poi lasciamo correre la nostra mente.
i suoi sogni ultimamente erano fin troppo chiari e prevedibili, cercava la forza di uscire di casa senza paura di essere ferita con uno sguardo della persona sbagliata. sognava e risognava come sarebbe stato quell'incontro ipotetico. avrebbe voluto essere pronta, avrebbe voluto sapere la risposta giusta per un'uscita di scena memorabile, ma quando lasciava andare il controllo il sogno finiva per esigere il suo lieto fine. qualcosa che non sarebbe mai accaduto e non ne aveva dubbi, ma di cui aveva fin troppo bisogno per ritrovare un po' di forza.
intanto ringraziava la pioggia che, come da bambina, era una buona scusa per non dover affrontare nessuno."
mercoledì 9 marzo 2011
sogno #10
stavo con mia madre, organizzavamo il suo matrimonio con mio padre, o meglio il secondo perchè nel sogno si erano lasciati subito dopo il primo matrimonio, poi si erano rimessi insieme e da separati erano stati insieme tutti questi anni, e ora avevano deciso di riprovarci.
andavamo in un negozio di vestiti, lei era molto bella, e giovane ma non troppo, era come se fosse giovane dentro, fuori era lei ma era bellissima. la commessa mi chiedeva se servono vestiti anche per qualcun altro e io dicevo che non metto vestiti!
poi siamo uscite in macchina, a un certo punto la strada è diventata strada, si saliva in montagna, poi di colpo di fronte a noi una specie di lungo ponte o meglio una strada sull'acqua, stretta stretta, sotto un fiume violento, coi sassi che facevano schizzare l'acqua. chiedo a mia madre dove siamo e lei va avanti come fosse la strada normale, ma io so che non è così. poi noto che ai lati della strada ci sono come delle casse di legno, tutte in fila lungo tutta la strada. non so perchè ma penso subito che ci siano delle bare dentro le casse e mi terrorizzo, in effetti è così, è una sorta di rito di quelli del posto mettere i morti sul fiume la bara protetta da queste casse di legno e poi in fila lungo la strada. ma le casse sono rovinate dalla furia dell'acqua e rotte e mi dispiace per loro, ma più che altro sono terrorizzata da quel posto. mi metto a piangere senza ritegno e mi calmo solo quando la strada finisce e siamo in una piccola contrada. appese a una parete di roccia, un sacco di foto del matrimonio di qualcuno di lì.
andavamo in un negozio di vestiti, lei era molto bella, e giovane ma non troppo, era come se fosse giovane dentro, fuori era lei ma era bellissima. la commessa mi chiedeva se servono vestiti anche per qualcun altro e io dicevo che non metto vestiti!
poi siamo uscite in macchina, a un certo punto la strada è diventata strada, si saliva in montagna, poi di colpo di fronte a noi una specie di lungo ponte o meglio una strada sull'acqua, stretta stretta, sotto un fiume violento, coi sassi che facevano schizzare l'acqua. chiedo a mia madre dove siamo e lei va avanti come fosse la strada normale, ma io so che non è così. poi noto che ai lati della strada ci sono come delle casse di legno, tutte in fila lungo tutta la strada. non so perchè ma penso subito che ci siano delle bare dentro le casse e mi terrorizzo, in effetti è così, è una sorta di rito di quelli del posto mettere i morti sul fiume la bara protetta da queste casse di legno e poi in fila lungo la strada. ma le casse sono rovinate dalla furia dell'acqua e rotte e mi dispiace per loro, ma più che altro sono terrorizzata da quel posto. mi metto a piangere senza ritegno e mi calmo solo quando la strada finisce e siamo in una piccola contrada. appese a una parete di roccia, un sacco di foto del matrimonio di qualcuno di lì.
lunedì 7 marzo 2011
messaggi che non vogliamo ricordare

che la mia memoria non sia affidabile è risaputo, però ogni tanto ha ancora il potere di stupirmi... e in fondo la ringrazio, tipo l'altra sera.
ci sono giorni in cui crolli, in cui non riesci più a nascondere la rabbia, in cui vorresti solo urlare e prendere a pugni qualcosa... beh, in quei giorni non bisogna bere nulla!!! non ero ubriaca, anzi abbastanza coscente da ricordarmi esattamente quando sono crollata... ma a quanto pare non da ricordarmi di aver mandato tre messaggi, solo oggi quando a uno dei tre ho avuto risposta mi è venuto un dubbio, ho controllato nella cartella dei messaggi inviati ed eccoli lì... in fila tre nomi che non dovrebbero stare in fila a così breve distanza. la mia mente non riesce a evitarmi di fare cose stupide ma almeno me le fa dimenticare.
mercoledì 2 marzo 2011
... mio narciso

boccadoro si sprofondò di nuovo in quel gioco, fissò perdutamente il fiume che scorreva, vide tremare sul fondo bagliori informi, immaginò corone regali e bianche spalle di donne. una volta, a mariabronn, si rammentava d'aver veduto nelle lettere latine e greche simili forme di sogno, simili trasfigurazioni magiche; non ne aveva parlato con narciso allora? ah, quanto era stato, quante centinaia d'anni addietro? ah, narciso! per vedere lui, per parlare un'ora con lui, per tenere la sua mano, per udire la sua voce calma e saggia, avrebbe dato volentieri i suoi due ducati d'oro.
ma perchè queste cose erano così belle, questo rilucer sotto l'acqua, queste ombre e queste intuizioni, tutte queste visioni irreali e fatate...perchè erano tutte così belle e davano tanta felicità, se erano proprio il contrario di ciò che di bello può fare un artista? giacchè se la bellezza di quelle cose indefinibili era senza forma e stava soltanto nel mistero, nelle opere d'arte avveniva precisamente il contrario, esse erano tutte forma, parlavano perfettamente chiaro.
Iscriviti a:
Post (Atom)