domenica 4 settembre 2011

bottoni


C'è stato un periodo nella quale mia madre si era fissata che doveva insegnarmi qualsiasi cosa le venisse in mente, quasi pensasse che sarei finita a vivere da sola in qualche capanna sperduta e “non si sa mai cosa potrebbe servirti sapere”. Col senno di poi probabilmente già a quel tempo lei mi conosceva meglio di quanto facessi io. Coinvolse anche mio padre in questa sua missione umanitaria, quindi imparai nozioni di base di idraulica domestica, ingegneria ed elettronica di base; insomma da come cambiare una lampadina, ad aggiustare il videoregistratore, passando da “come usare una motosega senza rimetterci un arto”. Dopo aver tentato invano di insegnarmi a cucinare, ancora oggi per me la cucina è una mera necessità fisiologica molto lontana dalla 'sublime arte culinaria' praticata da molti, passò ai lavori tipicamente da brava casalinga come: il cucito, il ricamo, lavorare a ferri ed a uncinetto. A quel tempo, nel pieno dell'adolescenza, ero in una delle mie fasi più maschili e di rifiuto del mio reale sesso, ero convinta che gli uomini facessero le cose più divertenti, mentre alle donne erano riservate faccende assolutamente noiose quali vestirsi e truccarsi. Era quindi un'immagine assolutamente comica vedere me concentrata con ago e filo in mano, mentre mia madre, di fianco, sorvegliava il tutto con tra le dita, a sua volta, l'uncinetto. Lei è tipo da uncinetto, l'ha sempre preferito, anche se sa lavorare bene un po' con tutto, è uno stile di vita anche quello, uncinetto o ferri? Capisci molto di una persona dalla sua scelta. Io ho sempre preferito il ricamo, mi piaceva usare ago e filo, mi concentravo su quei piccoli punti sulla tela e mi stupivo di riuscire a creare disegni con delle crocette o simil. Era il principio di base con cui disegnano i computer, a pixel! Quando l'ho realizzato mi sono esaltata ancora di più e passavo le serate invernali, davanti al fuoco, a preparare bavaglini, asciugamani o quant'altro per amici e parenti. Naturalmente la prima lezione con l'ago in mano fu 'attaccare i bottoni', pratica praticamente inutilizzata in questa società che non fa in tempo ad aggiustare nulla perché qualsiasi cosa si butta via prima ancor prima che si rompa per esser sostituito da un ultimo modello, ma non è facile discutere con mia madre, spesso è meglio fare quello che dice e andare avanti, un po' come con tutte le madri credo. Avrò avuto 10 anni quando mi spiegò come si attacca un bottone, a due o quattro buchi, mi ricordo che mi diede una scatola piena di questi piccoli oggettini di plastica, uno diverso dall'altro per forma e colore, nell'altra mano un pezzo di stoffa e io iniziai a mettere in pratica i suoi insegnamenti. Per giorni non feci altro che attaccare bottoni su quel pezzo di stoffa, in fila, uno di fianco all'altro, in un ordine fittizio visto che non ce n'era uno uguale all'altro. Bottoni ben cuciti ma destinati a non essere mai utilizzati perché ormai soli e chissà dov'era finito il vestito da cui provenivano. Mi rilassava quel lavoro ripetitivo e allo stesso tempo sempre diverso, ogni bottone ha delle sue caratteristiche, non è così facile metterli bene, dritti, in ordine con gli altri. Quando prendevo in mano l'ago entravo in un mondo a parte, un po' come quando si legge, dove la cosa più importante era quella, come se il destino dell'universo dipendesse da come attaccavo quei bottoni.
Qualche giorno fa ho comprato una maglietta nuova, è un polo, con il colletto e cinque piccoli bottoni rossi. Stavo seduta a mangiare quando mi sono accorta che ne mancava uno, l'ho cercato in giro ma probabilmente si era staccato molto prima; mi sono messa a guardare quindi anche gli altri, preoccupata, e mi sono accorta che tutti i bottoni erano attaccati male. Ho passato il resto della giornata a controllarli per paura di perderne un altro, sull'etichetta ce n'era uno di riserva, ma solo uno; ho pensato anche di staccarli tutti, in modo da metterli in salvo in attesa di sistemarli una volta a casa, ma poi mi è parso eccessivo. Questo non toglie che quei bottoni un po' instabili rimasero il mio chiodo fisso per tutto il resto della giornata. Arrivata a casa mi fiondai nella mia camera e tolsi subito la maglietta, iniziando a cercare ago e filo tra le mie cose. Ero certa di avere l'occorrente da qualche parte, mia madre non mi avrebbe mai lasciato andar via da casa senza un kit completo per ogni evenienza, restava da capire dove l'avevo messo io quando ero arrivata in quella casa. Misi a soqquadro l'intero armadio riuscendo alla fine nel mio intento, mi sedetti sul letto, le gambe incrociate e l'occorrente per il lavoro tra le mani. Iniziai a lavorare, le mani sembravano agire per conto loro, ricordando movimenti imparati tanto tempo prima. Era rilassante, la mia mente guardava, spettatrice. Attaccai tutti e cinque i bottoni, fissandoli e poi guardai il lavoro con aria soddisfatta, piegai la maglietta e la misi via, poi decisi di chiamare mia madre. In fondo era l'unica che avrebbe apprezzato cinque bottoni messi bene.

sabato 3 settembre 2011

a far innamorare la gente


Una volta ho conosciuto qualcuno che riusciva a far innamorare la gente con un niente. Diceva di saperle leggere dentro, gli bastava uno sguardo e ne vedeva l'essenza. Diceva di aver ricevuto quella maledizione da un antico dio, o in un patto col diavolo a un incrocio. Diceva di aspettare il giorno in cui guardando qualcuno non avrebbe visto nulla, quello era il giorno in cui sarebbe stato libero.

mercoledì 31 agosto 2011

feeling


è sempre difficile catalogare i sentimenti. quello che si prova per qualcuno è sempre diverso da quelloc he è venuto prima o verrà poi, definire qualcuno amico è riduttivo ci sono mille modi per essere legato a qualcuno e per me sarà sempre diverso che per qualcun altro.
prendiamo le storie. a volte vediamo qualcuno dall'altra parte della strada che esce dalla metro e ce ne innamoriamo perdutamente, per qualche tempo è l'unica cosa a cui riusciamo a pensare, poi un giorno, senza accorgerci, non ricordiamo il suo profumo. a volte conosciamo qualcuno da una vita, e solo quando è troppo tardi ci rendiamo conto di quanto era importante, di solito il giorno del suo matrimonio o simile. a volte iniziamo storie quasi per gioco, pensando che non durerà o meglio non pensando a quanto durerà, poi ci svegliamo una mattina e la persona al nostro fianco dice la cosa giusta, non una grande verità o chissà che, ma l'unica cosa che volevamo sentirci dire e nemmeno noi sapevamo cosa fosse; allora la guardi e pensi "cavolo, è proprio la persona giusta per me e quasi non me ne rendevo conto" e siamo felici perchè per qualche motivo una buona stella ha fatto in modo che fosse lì ora al nostro fianco. perchè la grande verità è che nulla fa andare male una relazione come l'angosciarsi per farla andare bene. quando pensiamo troppo al futuro, quando cerchiamo di accontentare l'altro, è allora che rendiamo infelici ambedue. quando non ci pensi, vivi la tua storia come un gioco, serenamente, allora rimani la persona di cui si è innamorata, finchè un giorno ti svegli con le parole giuste al momento giusto e ti ritrovi a pensare che nonostante tutto va tutto bene. pensi che la situazione del cavolo possa essere in fondo un punto d'inizio per qualcosa di nuovo, e ti metti a girare siti di case cercando quella perfetta, vai all'ikea a immaginare di arredare chissà che abitazione, progetti viaggi e la cosa più strana è che lo fai al plurale e non te ne accorgi.

lunedì 18 luglio 2011

estate


non amo molto l'estate, neanche la odio, però la sopporto poco.
non mi piace il caldo, ma soprattutto il sole e d'estate ce n'è tanto. poi tutti danno per scontato che tu voglia andare al mare e te lo propongono come fosse l'idea del secolo, notizia per tutti: io odio il mare. odio l'acqua e quello che c'è dentro, odio il sole, non mi dispiace solo la sabbia perchè è tutta colorata se la guardi bene da vicino e ci si possono fare le piste per le biglie, ma odio trovarla nei libri tanto tempo dopo.
la cosa che quest'anno mi fa odiare di più quest'estate è forse il computer rotto. la ventola sta tirando gli ultimi, beh anche il resto è messo maluccio, e col caldo il computer si surriscalda con nulla e si spegne. con il ghiaccio sotto riesco a farlo stare acceso un'oretta o poco più...di sicuro troppo poco per qualcuno abituato ad averlo sempre acceso e ogni tanto scrivere o guardare qualcosa. il tutto sarebbe un problema piccolo se avessi un po' di soldi da investire in uno nuovo, ma non li ho per cui resisto un'ora alla volta.
a breve tornerò a casa, tre settimane circa. non vedo l'ora di farmi un po' di giorni in montagna in tenda, al fresco e nei boschi. voglio trovare funghi e voglio stancarmi con gli scarponi ai piedi per poi crollare nella tenda dopo aver guardato le stelle. sono un po' troppo romantica lo ammetto, ma la montagna mi rende più sentimentale.
comunque escludendo il solito argomento lavoro-soldi devo dire che in fondo mi sta andando tutto abbastanza alla grande, e in fondo sono proprio felice... siamo esseri umani, ci vuole poco a farci felici se lo vogliano. se invece non lo vogliamo non basta il mondo intero a farci sorridere.
insomma buona estate, e cerchiamo di sorridere va, che per avere il mondo serve troppo fatica.

mercoledì 22 giugno 2011

meno male


"ti voglio bene"
"meno male"
"ma che vuol dire???"
"che sono contento che mi vuoi bene"
"ok ma che risposta è?"
beh, concordi con me che sarebbe sconveniente e imbarazzante se tu non me ne volessi e io fossi innamorato di te?"
"sei innamorato di me?"
"certo, te l'ho detto!"
"no, tu hai detto meno male"
"appunto, era intrinseco nella frase"
"ma non puoi dire 'anch'io' come chiunque altro?"
"vorresti che io fossi come chiunque altro?"
"no, vorrei tu fossi solo come te stesso"
"allora me stesso avrebbe detto 'meno male', e io l'ho detto"
"quindi sono io il problema, colpa mia che mi piacciono i tipi buffi?"
"in un certo senso puoi metterla così"
"e a mia volta io divento quindi strana"
"beh sì"
"quindi siamo due tipi buffi che stanno buffamente assieme"
"esatto! però sei fortunata, perchè a me piacciono tanto i tipi buffi"
"meno male"

venerdì 20 maggio 2011

la teoria del giorno dopo

stavo mangiando un pezzo di pizza avanzato ieri sera quando ho avuto un'illuminazione, mi sono resa conto che si può valutare la qualità di molte cose semplicemente aspettando il giorno dopo.
prendiamo il cibo, se qualcosa è buona(o addirittura migliore) il giorno dopo riscaldata vuol dire che era buona anche appena preparata, no? spesso anzi bisogna far passare del tempo per poter valutare con sufficente obiettività. prendiamo il sesso, non si può assolutamente valutare sul momento perchè diciamocelo nel post-orgasmico tutto ci sembra più bello (certo se c'è un post-orgasmico altrimenti direi che c'è poco da valutare) per non parlare poi se si aggiunge una componente alcool o altre attenuanti, ma se una scopata ce la ricordiamo come ottima anche il giorno dopo quando ci svegliamo al suo fianco con dei postumi da sesso molto poco sexy...beh allora sicuramente era veramente buona.
credo passarò la serata a passare (scusate il gioco di parole) in rassegna tutte le cose che si posso valutare in base alla teoria del giorno dopo e una volta dimostrata credo farò direttamente domanda perchè venga inserita nei libri di fisica tra la forza di gravità e la legge di murphy.

dormire

“perché, a te come piacerebbe morire?”
“cadendo da una liana”
“eh?”
“non so perché, è la prima risposta che mi è venuta in mente”
“ma non muori, rischi di romperti le gambe o rimanere bloccata a un letto per il resto della vita ma non morire...”
“beh ma se cadi dall'altezza di tarzan sì che muori”
“eh in effetti”
“però perché si rompe la liana, non perché scivolo io o simile”
“beh quello logico, non avevo pensato diversamente”
“e tu?”
“beh se dobbiamo vedere il modo migliore ottimizzando velocità e incoscienza sarebbe un proiettile vagante in testa...però se devo scegliere qualcosa di figo direi per mano di un serial killer”
“stai scherzando?”
“no, però uno di quelli da torture post mortem, non amo il dolore fisico. Però pensaci, punto uno: la mia morte renderebbe felice almeno qualcuno, il serial killer appunto; punto due: rimarrei scritta in eterno come la vittima numero 5 per esempio e si parlerebbe un sacco di me. L'unico problema sarebbe che non potrei donare gli organi, probabilmente non sarebbero messi bene”
"no quello no in effetti. Sei strana tu”
“lo so, ma strana è bene?”
“sì strana va benissimo cucciola”
“buona notte tesoro”
“buona notte”
Lei la strinse forte in uno di quegli abbracci serrati che la Ragazza amava tanto, poi la lasciò sistemarmi a pancia in giù e la guardò mentre il suo respiro si stabilizzava nel sonno. Chiuse gli occhi e con una mano che ancora l'abbracciava si lasciò addormentare. Quella notte dormì un sonno senza sogni, ogni tanto si svegliava spostava un braccio da sotto la Ragazza, si sistemava incastrando il proprio corpo col suo o semplicemente la guardava rallegrandosi di averla lì accanto e tornava a dormire.

martedì 17 maggio 2011

lei sogna

"Si fermò a riprendere fiato per qualche secondo. Guardando indietro lo vide arrivare, aveva appena svoltato l'angolo. Camminava tranquillamente, con lo sguardo di qualcuno che ha la certezza di vincere, e la guardava fisso. Lei riprese a correre grava intorno quel posto non sembrava avere uscite solo un corridoio tutt'attorno a delle piccole stanze senza porta, ma non si poteva uscire: ecco perché l'uomo sapeva di avere già vinto. Era tutto uguale e stava chiaramente girando in tondo, ma non voleva fermarsi in fondo finché non si fermava l'uomo non l'avrebbe presa, anche se era in trappola.
Lei aprì gli occhi lentamente, spostò la testa dal cuscino al letto rannicchiandosi come era solita fare appena sveglia. Che fosse un sogno era chiaro da quando era iniziata quella sfida tra lei e l'uomo misterioso, ma non per questo era meno angosciante correre tutta la notte rincorsa da qualcuno. Si rigirò nel letto ancora frastornata, questa era una di quelle mattine in cui avrebbe voluto qualcuno al suo fianco nel letto per un po' di coccole mattutine, ma la sua ragazza era tornata a dormire a casa, giusto in tempo per evitare che Lei fosse linciata da amici e coinquilini per rapimento. Da sotto le coperte cercava di mettere insieme i pezzi di quel sogno strampalato, ricordava piccole scene e la corsa che sembrava eterna, chissà cosa voleva dire un ricorrente sognare di essere inseguita. Doveva cercare in internet, magari sul sito di qualche psicanalista improvvisato. Probabilmente la risposta sarebbe stata legata a una situazione problematica e la voglia di uscirne o qualcosa di simile, in fondo era una ricerca on line di cui poteva fare a meno. Anche perché per la prima volta da un sacco stava bene, sembrava paradossale ma era serena, tranquilla...certo entro i limiti di felicità che può dare una vita normale a una persona tendenzialmente cinica. Anzi tenendo conto che stavamo parlando di Lei stava andando tutto assolutamente alla grande! Si mise a fissare l'orario che lampeggiava sul soffitto della camera finché decise di alzarsi una volta per tutte, magari poteva fare qualcosa di utile al mondo in quella giornata, o più probabilmente l'avrebbe passata davanti al computer a cercare una risposta alla grande domanda del momento: cosa fare da grande. Peccato che le risposte esistenziali non si trovino in telefilm o videogiochi, l'avrebbe trovata da molto tempo se così fosse."

lunedì 16 maggio 2011

il suo futuro


"non sapeva con esattezza quando le cose erano così tanto cambiate, semplicemente un giorno si era guardata allo specchio e aveva realizzato di non avere più nulla per cui lamentarsi. era strano. il vittimismo è qualcosa che salva dal vivere la propria vita; la continua ricerca di qualcosa che si pensa di non poter avere e il dare la colpa a non si sa chi aiuta a non dover prendere decisioni vere su di noi. ma che succede quando le cose cominciano ad andare bene? si deve finalmente guardare in faccia alla realtà e decidere come vogliamo essere.
era successo tutto in fretta, prima non riusciva a vedere la luce in quell'oscurità, la sua vita sembrava inutile, poi un lavoretto che le dava modo di respirare un po' e sopravvivere, ora quella storia. sembrava impossibile ma aveva davvero una relazione di quelle con tanto di anniversario e alla luce del sole, beh per quanto possibile visto le attenuanti del fatto che fossero due ragazze. era felice con lei, stranamente felice; non che ci fosse qualcosa di strano o sbagliato, ma le sembrava impossibile ormai stare con qualcuno senza paranoie, segreti o chissà che altro...solo loro due, insieme, semplicemente. e ora? ora non aveva più scuse, ora era arrivato il momento di decidere cosa fare, come rispondere alla domanda: tu che fai? per rispondere alla domanda: tu chi sei? è questa la fregatura di ottenere qualcosa che desideri, poi ti tocca passare al prossimo punto della lista, e dopo 'essere qualcuno per qualcuno' non c'era molto altro nella lista, rimaneva solo quel 'essere ricca e famosa' che aveva scritto da bambina. ok in questo momento odiava un po' lo stato attuale di serenità, anche gli incubi erano spariti...patetico. quindi è così, basta qualcuno che sembra tenere a te e passano tutti i mali?
ogni tanto pensava alla sua attrice, era più di un mese che era sparita. sapeva fin dall'inizio che sarebbe andata così, qualcuno che ti devasta così la vita non può rimanerci a lungo, sono persone fatte per muoversi spostarsi. è difficile gestire qualcuno che ti dona sempre tutto, noi non siamo fatti per fare altrettanto e non saremo mai all'altezza. avevano avuto insieme un anno intenso come 10 con qualcun altro e ora se n'era andata così come era arrivata. mary poppins insegna no? arriva, stravolge al tua vita ti mostra come sei veramente e poi ti lascia vivere il tuo nuovo io andando ad aprire gli occhi a qualcun altro. probabilmente la sua attrice ora stava sconvolgendo qualcuno che l'avrebbe ricordata per sempre per questo. per qualche tempo non era stato facile per lei, poi piano piano aveva capito che così doveva andare e aveva lasciato andare il suo ricordo. in quell'anno era stato difficile pensare al suo futuro, sembrava che tutto dovesse ruotare attorno alla sua attrice in qualche modo, era impossibile fare piani realistici, tutto si basava su ipotetiche persone che avrebbero dovuto stare insieme per sempre. già quando aveva trovato un ragazzo avevano dovuto un po' scontrarsi con la realtà, lui faticava ad accettare questo mondo illusorio. ora erano arrivate a un punto morto dove lei aveva dovuto arrendersi e tornare a camminare sulla terra. ne era felice, non si può volare per sempre, perderebbe di significato e di bellezza.
e ora doveva ricordarsi come mettere un piede avanti l'altro, ma soprattutto decidere dove andare, le piaceva però pensare che almeno per un po' non sarebbe stata sola nel cammino.qualcuno una volta le aveva detto che quando ci si perde la strada migliore è quella che va in salita, primo perchè raramente siamo così fortunati da non dover fare fatica, secondo perchè sulla cima la montagna è molto più piccola ed è più facile capire dove si è."

poeti maledetti...per forza?!

possibile che gli "artisti" debbano essere sempre dannati infelici e simile? è allucinante come sia difficile scrivere quando stai bene e sei felice. quando le cose non vanno e ti senti morire dentro, le parole scorrono come lacrime o forse al posto loro e ti serve per andare avanti, su quelle lettere scarichi tutta la tua sofferenza. quando sei felice, beh sei felice che altro ti interessa? e poi di cosa parli,di unicorni e nuvolette rosa? una grande e orribile verità è che nessuno vuole sapere di qualcuno che sta meglio di lui, alla gente piace leggere di persone con vite del cavolo in modo da rallegrarsi della propria.
c'è però una piccola parte dentro tutti noi che ha ancora bisogno di sperare in un "lieto fine"...altrimenti la disney avrebbe chiuso i battenti da un bel po'. quindi le opzioni diventano due: ho torno al periodo triste e depresso per riuscire a scrivere qualcosa di decente o proviamo a seguire l'esempio di nonno walt e vediamo se si riesce a scrivere qualcosa di decente anche da ottimista...bah?!
è che io ci provo a essere triste e arrabbiata, ma poi alzo gli occhi, vedo delle bellissime orchidee che mi sorridono sulla scrivania e...insomma come si fa a essere tristi quando delle orchidee ti sorridono così?

mercoledì 11 maggio 2011

addomesticata


In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino…"
"Sono la volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe" che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
" Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!
Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
"No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…"
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
" Su un altro pianeta?"
" Sì"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita,
sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" E' vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" E' certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
soggiunse:
" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
"Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo

onde sismiche

secondo non mi ricordo quale previsione strana fatta da non so chi, oggi a roma dovrebbe esserci un terremoto che distruggerà la città. sarebbe brutto, primo perchè roma è una bella città da distruggere secondo perchè è così poco sismica che per distruggerla dovrebbe esserci una scossa veramente forte da qualche parte e non sarebbe per nulla carino...tanto a me non cambia molto se anche ci fosse amen sto al sesto piano e pure zoppa :P
scherzi a parte, minchiate del genere almeno ti fanno fare domande carine, ti chiedi se ipoteticamente fosse vero e avessi un minimo preavviso cosa vorrei fare, chi vorrei vedere/sentire. la principessa poco fa diceva che ci sarebbero molte telefonate che vorrebbe fare, io ci ho pensato e credo di essere davvero fortunata perchè non avrei nulla da dire a nessuno, o meglio tutte le cose importanti le ho dette in questa fase della mia vita e non avrei rimpianti...caso più unico che raro chissà quando succederà di nuovo. una telefonata solo farei forse e sarebbe alla mia attrice, ma non per dirle qualcosa, le ho sempre detto quello che provo per lei e quanto è importante, anche se non ci parliamo da un mese nulla è cambiato e se mi conosce lo sa bene. no la chiamerei per sentire la sua voce. sì vero potrei chiamare qualcun altro la cui voce mi manca in fondo sempre ma preferirei di no, preferirei avere nella mente la sua immagine che mi manda un bacio dall'ascensore uscendo di casa stamattina. nessun rimpianto in quel senso, solo serenità.
una telefonata farei se sapessi che sono i miei ultimi momenti... non è per nulla male come resoconto l'avere una sola cosa da dire, sono molto fiera di me. chissà se qualcuno avrebbe una telefonata da fare a me...

domenica 8 maggio 2011

"non giocare a calcio che poi ti fai male!"

ieri al lavoro, giocando a calcio con un bambino, mi sono slogata un piede. ora sembra così una cavolata ma ieri a clock non rideva molto. visto che naturalmente ho finito il turno di lavoro e ho guidato fino a casa il piede non era molto felice,unito allo shock dell'infortunio e a un generale risentimento del mio corpo che mi porto avanti da un bel pezzo...alla sera ero abbastanza preoccupata, era gonfio e mi faceva un male cane anche da fermo, non riuscivo ad appoggiarlo e per un attimo ho temuto si fosse rotto qualcosa. dopo un bella notte di sonno un po' forzato ora sta meglio, al rallentatore sono riuscita a muovermi per casa e sono sicura ormai sia solo una storta.
perchè racconto questo, non perchè mi freghi particolarmente di essere compatita o simil ma perchè è stata finora un'esperienza molto utile:
1- mi ha ridato la conferma che in qualche modo riesco a cavarmela da sola, finchè ho la giusta lucidità
2- mi ha fatto capire ancora una volta che il mio intuito funziona bene e su chi posso contare nel remoto caso avessi bisogno
3- sono proprio figlia di mamma e papà
fra qualche ora vado al lavoro, guiderò e resterò 4 ore e più, poi guiderò per tornare indietro e passerò i prossimi due giorni a riposarmi. il mio corpo a fino giornata si lamenterà molto ma ormai ha imparato a fare i conti con la mia testa dura. un giorno magari riuscirò a mettermi di più nelle mani di qualcun altro e chiedere aiuto veramente, ma non è ancora il tempo.

giovedì 5 maggio 2011

una questione di equilibrio

una persona entra nella tua vita e a quanto pare una deve uscirne. non che le due cose siano legate in qualche modo anzi, ma è una questione di equilibrio cosmico probabilmente, qualcosa del tipo a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria; azione e reazione non si conoscono nè hanno niente l'una contro l'altra, ma vanno in direzioni opposte.
pensavo davvero sarebbe tornato tutto come prima, che un giorno sarebbe apparsa alla mia porta come nulla fosse successo, fa sempre così. invece no, qualcosa è cambiato definitivamente a quanto pare e non apparirà dal niente come suo solito con un sorriso sotto gli occhi scuri. è strano perchè tante cose nella mia vita sono girate attorno a lei nell'ultimo anno, in qualche modo c'era sempre e davo per scontato ci sarebbe stata sempre, in fondo era lei: la mia attrice. è strano quando qualcuno esce così di colpo dalla tua vita senza nemmeno capire come o perchè.
il problema è che, come molte altre cose, non si può decidere da soli di far parte della vita di qualcuno è una decisione a due sensi; per cui per quanto lo voglia sembra che io non posso tornare a far parte della sua vita... e poi qualcuno mi rinfaccia ancora di dare per scontato che tutte le persone presto o tardi se ne vanno...

lunedì 2 maggio 2011

clock's back


fare 567 km in macchina da sola fa pensare e vedere tante cose:
  • mamma che mette bottiglie congelate un po' ovunque in macchina;
  • scoprire che quel tratto di autostrada è a due corsie e non averlo mai notato, anche dopo esserci rimasta ferma 40 minuti salendo;
  • un gruppo di buffi motoclisti/e;
  • fantasticare sulla forma delle nuvole per passare il tempo;
  • vedere una punto capovolta in corsia di sorpasso e i proprietari illesi e increduli che la fissano;
  • niente traffico a firenze sud;
  • bloccare per 10 km una macchina in corsia di sorpasso e poi scoprire che era una ferrari;
  • il momento di sconforto quando mancano ancora 2ore all'arrivo;
  • bestemmiare contro una macchina lenta in seconda corsia, sorpassarla, vedere dentro 4 suore e sentire le porte dell'inferno aprirsi solo per me;
  • la felicità quando si scende sotto l'ora all'arrivo;
  • percorrere gli ultimi 40 km ai 140 all'ora (...anche se ormai non sei più in autostrada);
  • arrivare a roma il 1maggio 2011 e ignorare bellamente concerto e papa;
  • allungare di 40 minuti (e altrettanti al ritorno) solo per poter dire: "ho attraversato l'italia per venire da te".

venerdì 1 aprile 2011

six degrees


chi ha inventato la teoria dei sei gradi di separazione era un genio visionario, perchè se è vero che allora il suo esperimento è praticamente fallito in quanto è arrivata a destinazione una lettera su 20 con appunto sei passaggi; oggi con facebook la sua teoria è attualissima e anzi si può ancora restringere il campo. grazie ai social network oggi i gradi di separazione sono addirittura 4, ma ho scoperto oggi quanto siamo collegati con degli sconosciuti.
mi ha richiesto l'amicizia una ragazza, nessun collegamento diretto, io accetto la conosco e intanto voglio capire cosa l'ha fatta arrivare a me, lei dice che probabilmente abbiamo in comune un amico di amico, quindi stamattina mi passo tutti i suoi amici e cerco chi ho in comune con loro. scopro che non è uno il legame ma sono 20-25 le persone che ci legano, essenzialmente amici miei che conoscono amici suoi.
la verità è che nell'esperimento originario non si teneva conto delle conoscenze "superficiali" nessuno sarebbe andato a consegnare la lettere a qualcuno che aveva visto un paio di volte di sfuggita anni prima, su facebook invece siamo pieni di questi conoscenti con cui raramente parliamo, ma che effettivamente conosciamo quindi sono da considerare collegamenti.
chissà quanti gradi mi separano ora da uma thurman e tarantino...

martedì 29 marzo 2011

sogno #11

dopo due giorni a letto influenzata stanotte un sogno orribile che mi ha lasciato inquietata a lungo.
sono lungo una strada, fuori da un negozio di giocattoli, faccio parte dell' FBI o qualcosa del genere, intorno a me altri compagni, siamo reclute è una delle nostre prime missioni. siamo lì ed aspettiamo che succeda qualcosa ma non succede nulla, vado verso il negozio, c'è una ragazza annoiata che continua a ripetere che il proprietario non c'è e che dobbiamo ripassare se vogliamo parlare con lui, intorno alcuni agenti svogliati. vado dal mio capo e gli chiedo che stiamo facendo lì, mi dice che abbiamo ricevuto una soffiata che quel posto fosse un rifugio per clandestini cinesi (eh siamo pur sempre l'FBI) ma che è palesemente impossibile visto quanto è piccolo il negozio quindi ce ne andiamo. quando mi dice questo io penso che le persone potrebbero essere solo o sopra o sotto il negozio, così guardo in alto e vedo una botola semi aperta, faccio segno al mio capo che si complimenta con me e manda su una squadra, mentre il proprietario del negozio mi prende un braccio, stringe forte e mi accusa di aver rovinato la vita a quelle persone. mi stacco e lo mando via, so che e riceverò una lode per la mia perspicacia e sono felice, mi avvio verso una stanza dove si sono riunite tutte le reclute e stanno lì a ridere e scherzare mentre il resto della squadra fa il suo lavoro. ad certo punto sento delle urla dall'alto, alcune ragazze per tentare di scappare agli agenti escono sul tetto, sono agitate e alcune cadono giù, attraverso i vetri le vedo scivolare e cadere a terra morendo in posizioni assurde. sono 5 in tutte quelle morte a terra due da una parte e tre dall'altra, una sopra all'altra. altre persone scappano dal tetto ma non fanno molta strada, un'altra ragazza si ferisce e io chiamo il medico della squadra, ma sembra che io sia l'unica a vedere tutto questo. c'è anche una mia amica seduta, sta leggendo un libro, io lo scambio per un autore giapponese che ho letto, lei ride mentre legge, poi guardo meglio la copertina ed è un libro che parla di un deportato o qualcosa di simile. dall'altra parte della strada un bambino incuriosito dal rumore si avvicina e nell'attraversare la strada per poco non finisce sotto un camion, io sono disperata mi sento in colpa per tutto, piango in mezzo all'incuranza generale. guardo verso i corpi delle ragazze ed a un certo punto una si muove ma con dei gesti molto strani e violenti, io cerco di chiamare aiuto ma qualcuno mi dice che non è viva, sono solo i nervi che si muovono per l'ultima volta, rimane lì in una posizione molto innaturale, quasi a guardarmi coi suoi occhi vuoti.

mercoledì 16 marzo 2011

lei è


"Scrivo sempre di Lei, forse perché è ormai una parte di me, forse perché è la persona che conosco di più, o forse perché cerco di conoscerla veramente. Ho pensato però che molti si saranno chiesti chi è. Paradossalmente se avessi scritto un nome, anche inventato, e magari qualche nota personale sul lavoro, dove vive, cosa legge... si sarebbe avuta l'impressione di conoscerla, quasi fosse una vicina di casa che conosciamo di sfuggita e salutiamo sulle scale. Ma lei, se fosse una vicina di casa, sarebbe quella non non abbiamo mai visto in volto, quella che prende l'ascensore un minuto prima di noi, quella che esce urtandoci mentre noi stiamo cercando
le chiavi di casa. Una di quelle persone che vediamo solo di spalle insomma. Avete mai notato come ci siano persone che vediamo solo di spalle? Ci accorgiamo di loro solo quando sono passati oltre e non si girano certo verso di noi perché hanno qualcosa a cui pensare, un posto dove andare. Li troviamo sempre in metropolitana o sull'autobus, scendono alla nostra fermata e camminano avanti a noi fino al portone di fianco al nostro; li riconosciamo dalla camminata, dallo stile del vestire...paradossalmente il non vederli in volto ci fa soffermare su molti altri aspetti. Lei è così.
Quando cammina lei guarda in basso, o in alto verso il cielo. Spesso legge o scrive. Non si riesce mai a incrociare il suo sguardo per più di qualche secondo, nemmeno quando ci sta parlando. Lei sembra sempre da un'altra parte, e forse lo è. I suoi occhi cercano qualcos'altro e raramente lo trovano.
Lei ama fingersi più ingenua di quello che è per poter credere nei lieto fine e nei sogni. Lei spesso si finge più cinica di quello che è per non dover seguire un sogno.
Lei ama giocare. Ama mettere alla prova le persone, testare i loro limiti e metterli in difficoltà. Lei con se stessa sa essere molto dura, si crea degli ostacoli che non è certa di saper superare, mette limiti e paletti per capire fino a dove riesce ad arrivare.
Lei odia essere delusa e spesso preferisce non avere aspettative perché sa che le persone quasi sempre non sono all'altezza. Lei crede di saper leggere chiunque con uno sguardo, lei ti giudica
dopo 2 minuti e raramente cambia opinione.
Lei spera sempre di sbagliarsi.
Lei non ama le seconde possibilità, perché non ne da a se stessa. Lei spesso cede di fronte a uno sguardo. Lei non sa dire di no, ma vorrebbe imparare.
Lei quando cammina non si sposta, va dritta per la sua strada e sono gli altri che le fanno spazio. Lei riesce a passare inosservata anche se è al tuo fianco.
Se Lei vuole farsi notare non ne potrai fare a meno, e spesso ti ritrovi a chiederti chi sia a lungo. Lei torna nella tua vita quando smetti di pensarci.
Lei ama riconoscersi in un gruppo ma odia le categorie. Quando si parla di lei risponde con: “ sono io e nessun nome potrà farmi conoscere meglio”.
Lei non ama i nomi, se non come forma di affetto nei confronti dei genitori che ce li hanno dati. Lei non ricorda mai i nomi delle persone, ma spesso conosce alcuni particolari insignificanti
di loro.
Lei odia le maiuscole e non sa perché. Probabilmente non è per una qualche questione filosofica morale, ma solo perché rovinavano l'armonia di quelle lettere una di fila all'altra sul bianco del foglio.
Spesso lei preferisce fingersi sorpresa che esserlo veramente, perché le piaceva avere il controllo.
A lei piaceva molto quando riusciva a lasciarsi andare, essere istintiva e non pensare, ma finiva sempre per pentirsi di qualcosa.
Più scrivo più mi rendo conto che potrei andare avanti per ore a scrivere cose su di lei. Più rileggo più mi rendo conto che nessuna di queste frasi può dire davvero qualcosa su Lei. Nessuno potrà mai stare dentro i confini di una pagina, alle storie c'è sempre un prima e un dopo, ma raramente qualcuno vuole sapere quali sono... Lei sì, Lei era curiosa e avrebbe voluto sapere sempre tutto quello che si poteva sapere. Ma Lei è pur sempre una protagonista e i protagonisti sono gente strana si sa."

pioggia


"Lei amava la pioggia da sempre, forse perchè da piccola era la scusa buona per stare in casa. non le era mai piaciuto molto fare tutte quelle cose da bambini, preferiva restarsene buona a leggere, a inventarsi cose e progettare grandi idee. preferiva sognare il mondo che viverlo. sì era strana, un po' sociopatica aveva detto qualcuno, niente che non si sia già visto aveva detto qualcun altro.
è solo che a lei piaceva essere preparata. quando usciva lì fuori voleva aver pensato a ogni possibilità. non che non le piacesse essere sorpresa, ma con l'esperienza aveva imparato che sono veramente poche le sorprese che ci fanno piacere, per lo più ci tagliano le gambe. Lei usava un metodo tutto suo per sentirsi sicura: i sogni.
non è vero che sui sogni non abbiamo controllo, la verità è che è comodo farlo credere così ogni cosa è lecita li. un sogno si può raccontare senza timore di venire giudicati o criticati, il mondo onirico è una sorta di territorio franco in cui non abbiamo obblighi o colpe. uno dei pochi posti dove possiamo ancora essere noi stessi, è un bene che nessuno abbia mai fatto notare quanto in realtà decidiamo noi dei nostri sogni. è come in quei giochi dove qualcuno scrive un inizio o una parola e tu cerchi di costruirci una storia. nei sogni noi decidiamo l'incipit e poi lasciamo correre la nostra mente.
i suoi sogni ultimamente erano fin troppo chiari e prevedibili, cercava la forza di uscire di casa senza paura di essere ferita con uno sguardo della persona sbagliata. sognava e risognava come sarebbe stato quell'incontro ipotetico. avrebbe voluto essere pronta, avrebbe voluto sapere la risposta giusta per un'uscita di scena memorabile, ma quando lasciava andare il controllo il sogno finiva per esigere il suo lieto fine. qualcosa che non sarebbe mai accaduto e non ne aveva dubbi, ma di cui aveva fin troppo bisogno per ritrovare un po' di forza.
intanto ringraziava la pioggia che, come da bambina, era una buona scusa per non dover affrontare nessuno."

mercoledì 9 marzo 2011

sogno #10

stavo con mia madre, organizzavamo il suo matrimonio con mio padre, o meglio il secondo perchè nel sogno si erano lasciati subito dopo il primo matrimonio, poi si erano rimessi insieme e da separati erano stati insieme tutti questi anni, e ora avevano deciso di riprovarci.
andavamo in un negozio di vestiti, lei era molto bella, e giovane ma non troppo, era come se fosse giovane dentro, fuori era lei ma era bellissima. la commessa mi chiedeva se servono vestiti anche per qualcun altro e io dicevo che non metto vestiti!
poi siamo uscite in macchina, a un certo punto la strada è diventata strada, si saliva in montagna, poi di colpo di fronte a noi una specie di lungo ponte o meglio una strada sull'acqua, stretta stretta, sotto un fiume violento, coi sassi che facevano schizzare l'acqua. chiedo a mia madre dove siamo e lei va avanti come fosse la strada normale, ma io so che non è così. poi noto che ai lati della strada ci sono come delle casse di legno, tutte in fila lungo tutta la strada. non so perchè ma penso subito che ci siano delle bare dentro le casse e mi terrorizzo, in effetti è così, è una sorta di rito di quelli del posto mettere i morti sul fiume la bara protetta da queste casse di legno e poi in fila lungo la strada. ma le casse sono rovinate dalla furia dell'acqua e rotte e mi dispiace per loro, ma più che altro sono terrorizzata da quel posto. mi metto a piangere senza ritegno e mi calmo solo quando la strada finisce e siamo in una piccola contrada. appese a una parete di roccia, un sacco di foto del matrimonio di qualcuno di lì.

lunedì 7 marzo 2011

messaggi che non vogliamo ricordare


che la mia memoria non sia affidabile è risaputo, però ogni tanto ha ancora il potere di stupirmi... e in fondo la ringrazio, tipo l'altra sera.
ci sono giorni in cui crolli, in cui non riesci più a nascondere la rabbia, in cui vorresti solo urlare e prendere a pugni qualcosa... beh, in quei giorni non bisogna bere nulla!!! non ero ubriaca, anzi abbastanza coscente da ricordarmi esattamente quando sono crollata... ma a quanto pare non da ricordarmi di aver mandato tre messaggi, solo oggi quando a uno dei tre ho avuto risposta mi è venuto un dubbio, ho controllato nella cartella dei messaggi inviati ed eccoli lì... in fila tre nomi che non dovrebbero stare in fila a così breve distanza. la mia mente non riesce a evitarmi di fare cose stupide ma almeno me le fa dimenticare.

mercoledì 2 marzo 2011

... mio narciso


boccadoro si sprofondò di nuovo in quel gioco, fissò perdutamente il fiume che scorreva, vide tremare sul fondo bagliori informi, immaginò corone regali e bianche spalle di donne. una volta, a mariabronn, si rammentava d'aver veduto nelle lettere latine e greche simili forme di sogno, simili trasfigurazioni magiche; non ne aveva parlato con narciso allora? ah, quanto era stato, quante centinaia d'anni addietro? ah, narciso! per vedere lui, per parlare un'ora con lui, per tenere la sua mano, per udire la sua voce calma e saggia, avrebbe dato volentieri i suoi due ducati d'oro.
ma perchè queste cose erano così belle, questo rilucer sotto l'acqua, queste ombre e queste intuizioni, tutte queste visioni irreali e fatate...perchè erano tutte così belle e davano tanta felicità, se erano proprio il contrario di ciò che di bello può fare un artista? giacchè se la bellezza di quelle cose indefinibili era senza forma e stava soltanto nel mistero, nelle opere d'arte avveniva precisamente il contrario, esse erano tutte forma, parlavano perfettamente chiaro.

domenica 27 febbraio 2011

black swan

ieri sera ho visto uno dei film più attesi della stagione: il cigno nero. beh... sti cazzi!
il regista è veramente un sadico bastardo che gioca con lo spettatore in un vortice di emozioni, è audace in molte scelte, e solo con la scena iniziale ti fa sentire di avere investito bene i sogni del biglietto. dopo quella sequenza ti vien voglia di alzarti e chiedere insistentemente di rivederlo subito perchè non riesci a fare a meno di pensare a quell'istante in cui la portman ti fissa negli occhi. su di lei credo siano stati detti fiumi di lodi...beh se li merita tutti, o anche di più. un'interpretazione splendida, non c'è stato un solo istante in cui non abbia pensato a quanto era brava, veramente emozionante. la sceneggiatura è ben scritta ci sono dei bei dialoghi serrati e geniale i 2 minuti buoni di dialogo solo a campo e controcampo in primo piano che non ti pesano per nulla nonostante queste iquadrature accademiche...certo i due attori aiutano un sacco. buoni anche gli altri attori, la madre in alcuni momenti mette i brividi, la kunis trasmette sessualità con niente per poi riprendere la faccia da brava ragazza in un istante e vincent assoltamente bravo e nel ruolo.
insomma lo ammetto mi è piaciuto, ma proprio tanto! (a dispetto di quello che pensavo) certo è tosto, ma tosto forte... il vietato ai minori di 14 forse dovrebbe essere anche di 18, non tanto per le scene di per sè (una o due sono un po' crude) ma per il contesto in cui vengono presentate. io, che per rilassarmi quando sono nervosa mi leggo le biografie dei serial killer, in 3-4 occasioni avevo il magone e il fiato corto, quindi sconsigliato assolutamente ai deboli di cuore perchè non te lo godi proprio se sei disgustata/terrorizzata.
di sicuro ricorderò per un bel po' il balletto della portman in veste di cigno nero, veramente divino e emozionante... e lo dice uno che non riconosce un tango da un ballo di gruppo...

giovedì 24 febbraio 2011

4° regola del lasciarsi

è inutile, sex & the city è proprio una fonte indiscussa di verità. in una puntata carrie elenca le regole del lasciarsi, ok lei parla del suo mr big, ma si possono adattare facilmente a situazioni simili direi. la quarta è: non smettere di pensarci neanche per un minuto perchè è proprio allora che apparirà.
io stamattina mi sono svegliata alle 8 ma serena e rilassata, ero entusiasta per il gioco che finalmente sono riuscita a istallare ieri sera e pronta per una giornata di nerdaggio, colazio con burro e marmellata, insomma tutto ok. mi vesto al volo con le prime cose che trovo a malapena mi pettino e esco per una commissione veloce nella banca sotto casa. cammino canticchiando, c'è il sole, insomma non sembro neanche io. poi a due passi dalla metro vedo qualcuno che rallenta, mi fissa, "ciao". in due secondi vengo portata sulla terra in caduta libera e mi sfracello su quel marcapiede. cioè oggettivamente quant'è possibilità ci sono di incontrare qualcuno così casualmente, ok che abita vicino ma ci saranno stati 5m al massimo in cui potevamo incrociarsi visto che veniamo da direzioni diverse e in mezzo c'è la metro, ed eravamo lì di fianco alle scale. insomma bastava che uscendo trovassi la solita signora sulla porta perdevo 30 secondi e la mia giornata sarebbe continuata cantando. invece no, imbarazzati saluti, formale scambio di informazioni sulla giornata in entrata e poi un veloce defilarsi...
certo che io non devo proprio essere di buon umore eh? succedono le peggio cose quando la clock è di buon umore, probabilmente questo incontro mi è stato mandato per evitare disgrazie peggiori...

martedì 22 febbraio 2011

ho i superpoteri

è ufficiale: la clock ha i superpoteri, e non robetta come leggere le menti o spostare oggetti, no. la clock ha i poteri del più grande, di magneto!
l'ho scoperto ieri sera quando mi stavo accingendo a prelevare al bancomat, ma non mi accettava la carta... non ci ho messo molto a capire il problema visto che mi era già successo due volte in meno di un anno: smagnetizzato. di nuovo. è qualcosa di impossibile statisticamente, soprattutto visto che poi oggi ho provato con la prepagata e zac, smagnetizzata anche lei. quindi fanno 4 carte in meno di un anno. dopo la prima volta ho cambiato dove li tengo, sono stata attenta a dove l'appoggio, ma soprattutto la prepagata non la uso mai e la tengo nel cassetto del comodino. l'unica cosa che è comune a tutti e 4 gli eventi sono io. insomma smagnetizzo le cose...
naturalmente dopo questa epifania mi sono messa a ripensare a varie cose e ho trovato un saco di indizi:
- mio padre scarica gli orologi di metallo con il polso, se sono di plastica no quindi è qualcosa che si conduce
- mio zio ha un problema simile con gli orologi, ma solo al polso sinistro
- ogni tanto la gente al telefono con me sente dei rumori strani come di scariche elettrice
- un'amica ha un'amica che ne smagnetizzava uno al mese e non si è mai capito perchè
oggettivamente converrete che non ci sono altre spiegazioni logiche...quindi da oggi dovrò andare in giro con un mantello rosso a combattere per i diritti dei mutanti come me...cavolo mi serve un nome adatto!!!

sabato 19 febbraio 2011

fumetti

oggi pomeriggio sono andata al books & brunch per un pomeriggio fumettistico. è stato strano perchè da quando sono qui ho lasciato un po' da parte il mio primo amore, per il cinema. oggi ho sentito il richiamo molto forte e l'ho seguito. sono molto contenta, il locale è carino è giusto a metà strada tra casa mia e della mia attrice, quindi già immagino di darci appuntamento la per uno spritz ogni tanto. oggi poi c'erano tanti personaggi del mondo del fumetto, che non conoscevo perchè i miei amici sono più che altro del nord, però mi sono sentita subito a casa. quell'ambiente è stato il mio ambiente per anni, ha caratterizzata un'intera mia relazione e mi mancava tanto. tornare a casa con un disegno, fare battute stupide che solo pochi nerd capiscono, ci mancava solo il discutere su chi è più forte tra la cosa e hulk ed eravamo a posto.
per quanto il cinema sarà il mio lavoro, il fumetto rimarrà per sempre il mio vero grande amore, non c'è niente da fare.

a ruota libera

oggi la clock è malaticcia. era qualche giorno che avevo mal di gola e la giornata di ieri ha dato il colpo di grazia, ma sono contenta. l'importante è essere riusciti a portare a casa le riprese, ora posso anche permettermi un weekend a casa ad oziare e riprendermi. in questo sono proprio veneta doc, l'importante è finire il lavoro! ma forse è meglio non toccare l'argomento sulla mia terra d'origine visto che sono giorni che vedo dappertutto su facebook commenti di veneti che si dissociano dal festeggiare l'unità d'italia. mi fa venir voglia di smettere di parlare per non far sentire l'accento, è terribile pensare che qualcuno possa vergognarsi di dove è nato. io sono così fiera e contenta, ho sempre portato il mio accento con gioia e tengo vivo il dialetto ogni volta che posso, pubblicizzo la mia città e mi arrabbio quando mi chiedo: ma lì cosa c'è di interessante? ora sono fiera di dove mi trovo più che di dove sono nata. sono fiera di essermene andata e aver voluto vedere coi miei occhi com'è l'italia invece di restare a dare giudizi dall'alto. ora la mia troupe, la mia famiglia, comprende persone dalle più disparate parti d'italia e potrei dire che:
- i veneti sono dei cazzoni buffi che però portano il buonumore
- i siciliani sono puntigliosi e con l'ossessione dell'organizzazione
- i laziali sono affidabili e protettivi
- i lombardi sono ritardatari ma ottimi cuochi
- i calabresi sono suscettibili ma versatili
- i lucani sono distratti ma estremamente buoni
lo so bene che non tutti sono così, ma secondo le regole comuni sembra basti conoscere uno per sapere come sono tutti quelli della sua città/regione/stato/continente/pianeta.
la clock ama questo stato che le ha permesso di conoscere così tante realtà diverse. ama che bastino pochi km per cambiare completamente paesaggio, cibo e persone. ed è felice di vivere qui in mezzo. certo continuerà a sorridere di fronte ad alcune abitudini buffe, continuerà ad arrabbiersi quando qualcuno dirà che la montagna è meno bella del mare, o che la polenta non sa di nulla, continuerà a dubitare dell'utilità in questo mondo del peperoncino in ogni piatto e a fare espressioni strane di fronte al dialetto altrui.
sono veneta e non sarò mai uguale a un siciliano, o un abbruzzese o trentino o pugliese...e proprio per questo vogliono conoscere il più possibile...perchè in fondo non sarò uguale nemmeno a molti veneti

giovedì 17 febbraio 2011

quando vederli scritti è troppo

l'esperimento sogni viene brutalmente archiviato dopo il sogno di questa notte.
dopo tanto tempo ho sognato un lieto fine a qualcosa che non un lieto fine non può averlo. era per domani, durante le riprese, qualcuno che arriva...la mia attrice che va a parlare, i classici: non puoi riportarla in quel caos d'infelicità ad aspettare te. solo che la risposta data era quella sbagliata, era quella tanto desiderata fino a poco tempo fa. mi sono svegliata felice e mi sono odiata per quella gioia. se non altro domani non sarò nervosa a controllare la strada, perchè tanto so bene che tutto questo di finale ne ha uno solo, e non è per nulla lieto.

lunedì 14 febbraio 2011

a san valentino ...

sono due notti che non sogno, o forse non ricordo, fatto sta che da un giorno all'altro sono spariti. so che questo non cambierà molto la vostra vita ma a me un po' mancano. visto che non ho più sogni da raccontare mi metto a parlare della mia vita...per la gioia e la disperazione di molti.
ebbene sì oggi è san valentino.
il giorno in cui i single si chiudono in casa e sperano che la giornata passi veloce e indolore, in cui gli accoppiati hanno grandi aspettative o un'incredibile ansia da prestazione...insomma un incubo. che poi sarà nato tutto un po' per sbaglio, me li vedo quelli della perugina a cercare una trovata di marketing finchè qualcuno non trova la storia di questo santo e pensa a far tornare di moda la festa e inventarsi un cioccolatino che diventi il simbolo dell' amore, al punto che se tu alla tua ragazza regali un ferrero non vuol dire che preferisci la nocciola intera e la morbida crema. no, tu non l'ami.
dopo tanti anni a fingere che questa festa non esistesse, con risultati molto scarsi perchè da settimane ci sono cuori dovunque, quest'anno la clock ha deciso di essere ottimista e felice a san valentino. no tranquilli non mi sono fidanzata, solo mi sono rotta di subire la gioia altrui. quindi basta piangersi addosso per tutti quelli che non ci amano, oggi la clock è stata felice per tutti quelli che lei ama...e ha funzionato! sono stata davvero col sorriso per tutto il giorno (certo forse la compagnia ha aiutato) da stamattina ho mandato messaggi a chi si meritava i miei auguri, scegliere le persone è stato facile, basta pensare a tutti quelli che ci sono nella tua vita, quando pensando a qualcuno istintivamente ti esce un sorriso sai che è qualcuno che merita il tuo pensiero. non sono state tante le persone a cui ho pensato oggi, 4 in tutto. per ognuna di loro è diverso l'amore che provo, ma in ognuno di questi casi il sentimento è forte. mi ha fatto bene questo, mi hanno fatto bene le risposte e sapere che in uno modo tutto nostro anche loro mi vogliono bene, ma non era fondamentale, non oggi. oggi è il giorno in cui devi dire quanto vuoi bene a chi ami... e ho forse sbagliato allora?

ps. lo ammetto, la mia attrice ha avuto il trattamento di favore e le ho comprato anche i cioccolatini...ma in fondo il primo amore è sempre speciale, no? :P

sabato 12 febbraio 2011

sogno #9

stanotte niente di eccezionale o inquietante. ho sognato che stavamo facendo le prove con gli attori per il nuovo progetto, l'unica cosa strana era la presenza di mio cugino come co-protagonista (non esiste neanche un co-protagonista nella storia) e che si comportava come un bambino rompiscatole e io lo zittivo, e la regista che in un momento mi è sembrata diventare mia sorella.

venerdì 11 febbraio 2011

sogno #8

ero da poco arrivata a casa in macchina da roma, con le mie sorelle decidiamo di partire per londra, solo noi tre. è ora di partire per andare all'aereoporto, la mia roba l'ha preparata mia madre, stiamo tutte aspettando che la sorella di mezzo (la solita) finisca di prepararsi, io le faccio pressione perchè voglio essere in anticipo per essere sicura, la grande mi prende in disparte e mi sgrida dicendo che così faccio peggio e di dirglielo con più tranquillità. quando siamo ormai pronte la grande mi chiede cosa c'è dentro il mio zaino e lo apro e mi rendo conto di colpo che la valigia l'ha preparata mia madre ma la mia roba è ancora in macchina, quindi avrà preso vestiti che non uso da una vita nel mio armadio. di corsa scendo e inizio a cercare nel bagagliaio della macchina, che di colpo sembra quello di un furgone e ci sono almeno una decina di valigie o contenitori vari. inizio ad aprire e cercare più velocemente che posso mentre le mie sorelle sono scese e stanno preparando la macchina, in più ci sono le mie nipotine e degli altri bambini indefiniti che giocano attorno alla macchina e parlano con me facendomi perdere altro tempo. alla fine la trovo ed è tardissimo, ma non riesco neanche ad aprire la valigia che mi sveglio.

giovedì 10 febbraio 2011

sogno #7

di stanotte solo immagini confuse e pochi ricordi.
c'era una mia zia, ma in una versione cattiva, sì proprio come le cattive dei cartoni.
c'erano dei bambini, uno era proprio piccolo, ma poi diventava di colpopiù grande, camminava e parlava pure un po'. l'ho portato a vedere lo studio che mia sorella aveva al piano terra a casa mia, ma non 'erano quasi disegni suoi, solo stampe di quadri e tanti specchi.
una macchina, credo fosse della mia coinquilina o di qualche amico, era stata super modificata, ma poi di colpo per qualche motivo non c'erano più i soldi per finire e rimaneva incompleta, anche per il motore era una bomba.
immancabile scena di sesso, nei sogni accozzaglia c'è sempre, non ricordo molto bene ma posso dedurre con chi fosse e qualche dettaglio, niente di nuovo comunque, anzi: ogni tanto ritornano.
i miei genitori partivano per un tempo indefinito, mia madre diceva un weekend ma sembrava fossero settimane da come ci comportavamo. mi lasciavano a casa di zii, che però avevo cambiato totalmente casa loro e io andavo in giro stupita a commentare. c'erano poi dei giocattoli che mi avrebbero fatto impazzire da piccola perchè erano di mighty max e io adoravo quel cartone, e c'era mia nonna, ancora viva anche se era buffa ma tenera.

mercoledì 9 febbraio 2011

sogno #6

stanotte ero spettatrice nel sogno, nel senso che guardavo quello che succedeva da dentro ma non agivo nè qualcuno interagiva con me. ciò nonostante sentivodi essere più vicina a una delle due protagoniste in particolare, se non altro perchè la seguivo da prima.
c'è una ragazza che sta cercando sua figlia, che il padre ha portato via 8 mesi prima (il riferimento esatto dei mesi torna spesso) e di cui non ha notizie. non ricordo bene come ma riesce a ritrovarla e a questo punto inizia una lunghissima litigata tra le due, la figlia la accusa pesantemente di averla abbandonata (sembra quasi che non si vedano da 8 anni e non mesi) mentre la madre tenta di difendersi e di spiegare come non abbia mai smesso un secondo di cercarla ma il padre glielo aveva impedito. la cosa più strana in assoluto è che la figlia è grande, avrà 25 anni, e la madre avrà al massimo 4-5 anni di più, se non proprio la sua età.

martedì 8 febbraio 2011

sogno #5

nel sogno di stanotte era come se stessi guardando la tv perchè i miei pensieri erano proprio riferiti a dei programmi, però allo stesso tempo ero dentro il programma e lo vivevo. non ricordo bene molto, solo alcuni sprazzi racconto quello che ricordo meglio.
l'ambientazione era alla "Xena" per capire, c'era una sorta di labirinto fatto da stretti cunicoli fatti di legno o canne di bambù intrecciati, era strano perchè si vedeva benissimo che eravamo in superfice e era giorno, era come fosse un gioco il dover affrontare quel labirinto , c'erano ostacoli e piccoli ponti; come da migliore tradizione c'era anche una tizia che correva con me e che mi ostacolava e io ostacolavo lei.
inizia come episodio di "How i met your mother" con il protagonista fuori da un teatro, e io penso che non può essere un episodio che non ho visto perchè li ho visti tutti, quindi probabilmente non me lo ricordo, infatti subito dopo c'è una scena con una battuta chemi ricorda una puntata, però la scena è totalmente diversa e io sono la protagonista. la battuta non la ricordo ma sono a una reception che aspetto qualcuno e continuo a chiedere alla tipa dietro al banco, lei mi dice di fare una sorta di puzzle-indovinello prima di poter vedere il tale. io comincio a farlo e consiste nel trovare l'ordine in cui si incastrano i vari pezzi di marmo del banco, seguendo le venature per capirci, per ricostruire quali pezzi erano attaccati e sono stati tagliati; inutile dire che trovo la cosa inutile e dopo un po' lo faccio notare a quella dietro il banco che nel frattempo è diventato un uomo, il Brian di "Queer as folk", che con un foglio in mano fa una battuta dandomi ragione sull'inutilità della cosa, ma aggiungendo che comunque dovevo farlo se volevo vedere il tale. mentre sono lì a guardare il bancone esce quello che stavo aspettando e gli corro dietro, facciamo un discorso strano che non ricordo, so solo che si parlava di genetica e di figli, o trasmissioni genetiche...
di colpo sono in macchina con dell'altra gente che sembro conoscere, arriviamo a una rotatoria e io mi blocco perchè è la stessa vicino a casa di un mio amico dell'università, da qui parte un flashback (e nel sogno è proprio un ricordo) di noi che ci troviamo li con delle macchine per partire per un giro con degli amici venuti su da roma (cosa realmente avvenuta) e poi continua e io sono piccola e giochiamo a calcio tra le aiuole della rotatoria, che è piccola e passano poche macchine, con quello che penso fosse il mio amico da piccolo (cosa impossibile perchè sto ragazzo l'ho conosciuto a 21 anni) finisce il flashback e le persone in macchina con me mi esortano a partire mentre io spiego loro perchè mi sono bloccata e i miei ricordi.

lunedì 7 febbraio 2011

sogno #4

sono con mia madre, ci stiamo nascondendo da qualcosa, siamo come ricercate. ci muoviamo lungo le strade di soppiatto. dobbiamo andare a recuperare la mia macchina, ma per farlo dovremmo passare di fianco a una macchina con dentro un mio zio, decidiamo di provarci comunque ma ci vede, noi salutiamo e facciamo finta di niente, poi corriamo al parcheggio, ma qui la macchina non c'è, ci eravamo dimenticate che oggi l'avevamo parcheggiata lungo la strada, quindi torniamo indietro. metto in modo e partiamo, arriviamo in una specie di scuola, ma mia madre non è più lei ma è una mia amica, entriamo in classe e ci sono altre due amiche che ci stavano aspettando e ci sediamo vicino a loro, sembra una lezione universitaria con tante persone e un professore distratto.
di colpo sto uscendo da messa, da sola mi giro e vedo degli amici di mia sorella e uno mio, ma di casa. chiedo loro che ci fanno qui, siamo in montagna, la chiesa è in mezzo a un bosco sembra. loro mi dicono di essere li per una vacanza e io mi comporto come se li ci vivessi, o comunque conoscessi molto bene quel posto. ci avviamo lungo una strada e loro recuperano un tizio che gli indica che strada prendere per dove devono andare, è distante dalla città e io devo andare la a prendere un bus o la metro, qualcosa, per tornare a casa, ma mi sembra poco gentile lasciarli così quindi per un pezzo li accompagno lungo il sentiero, vediamo anche della gente buffa nel bosco e chiaccheriamo. quando il sentiero spunta sulla strada io li lascio e vado a destra verso la città. arrivo dove vivo, è una specie di campeggio ma non di quelli organizzati, sembrano più che altro delle tende messe li, non c'è una mia tenda, porbabilmente e ne sto per andare e l'abbiamo tolta, noto però le due che ci sono. una, è di una coppia con un bambino, è messa in pendenza molto forte, e mi ricorda che penso che di sicuro non avranno problemi con l'acqua che scende lungo il terreno, mentre ce n'è una in piano perfetto e io penso che così di sicuro l'acqua si ferma sotto la tenda [sì lo so questo punto di vista sulle tende è assurdo] .io sto litigando con qualcuno perchè voglio che si costruisca un riparo in un punto li vicino che per qualche motivo è importante e ci oassa tanta gente, ma a quanto pare piove sempre. insisto per qualcosa anche di piccolo, un tetto e 4 muri anche di plastica o una tenda, in fondo non ho mai visto una tenda che non restista a qualsiasi intemperia [balle] l'importante è avere un riparo, non riesco a convincere il tizio perchè dice che non ci sono fondi o comunque non è una priorità, io me ne vado ma per nulla rassegnata, anzi arrabbiata sto per andare a costruire io qualcosa.
sono a casa, è caldo e tutti sono a dormire, probabilmente è primo pomeriggio dopo pranzo. io giro per la casa e cerco di decidere cosa fare, c'è la tv in cucina, poi un computer grande sempre in cucina e posso installarci dei giochi, così evito di intasare il portatile, poi c'è una specie di edicola, di mio cognato, nel nostro corridoio tra i vari giornali ce n'è uno che regala uno strano gioco da tavolo che non ho mai visto con delle palline e rampe, mi incuriosisce ma non posso prenderlo perchè non posso comprarlo. vado in bagno e trovo nel water dei cartoni della pizzza vuoti mi stupisco molto della cosa e mentre mi chiedo che ci fanno li mia madre si sveglia e si mette in cucina a guardare alla tv dei documentari sugli animali. io mi rattristo molto perchè ora non posso più né guardare la tv in cucina né usare videogiochi perchè non voglio assolutamente giocare sul portatile. mi metto in corridoio a giocare con dei giochi in scatola stupidi, sono per bambini, anch'io di colpo sono piccola ma quelli sono da bambini proprio piccoli e stupidi, poi c'è un bambino con me, lui è super esaltato per quei giochi, mentre io guardo verso la tv e mi chiedo come fare per convincere mia madre a cambiare canale e cercare qualcosa di più intelligente, decido di aspettare che si alzi per qualche motivo e poi mi piazzo al suo posto come niente fosse, intanto mi tocca giocare col bambino.

domenica 6 febbraio 2011

sogno #3

stanotte dev'essere stata una di quelle notti in cui ho dato battaglia al mio subconscio, perchè mi sono svegliata più volte esausta ma senza ricordare nulla di quello che ho sognato.
mi è rimasto solo uno sprazzo di me che cammino per una cittadina strana, nè piccola nè grande, ho in mano il volantino di una pizzeria d'asporto e la sto cercando. cammino e trovo in una specie di piazzetta i banchi della chiesa e tutto quanto come per una messa all'aperto, c'è una grande icona dell'immacolata. solo sento dei canti che non c'entrano nulla anche se sembrano venire da li.
se riesco a farmi venire in mente altro aggiornerò, per ora buona giornata!

sabato 5 febbraio 2011

una clock al parco

oggi ho scritto tardi il mio sogno perchè sono stata fuori quasi tutto il giorno con la mia attrice. mi ha chiesto di farle delle foto da usare col curriculum, io avevo i miei dubbi di essere capace di farne di interessanti, ma si sa che lei ha più fiducia in me di quanta ne abbia io. siamo andate nel parco vicino a casa mia, è molto bello e grande. ci siamo state per delle ore, le ho fatto tantissime foto (e ben tre sono utilizzabili!!!) abbiamo passeggiato, parlato, guardato la gente e lei ha letto il mio ultimo racconto. è stato bello vedere qualcuno che legge, sorride e si emoziona con le tue parole, soprattutto se è qualcuno che non le ha vissute (l'ultima volta era troppo facile farla emozionare: parlavo di lei!) le avrò fatto un centinaio di foto mentre legge, è bellissimo vedere le espressioni cambiare sul suo volto e chiedersi a che punto si trova. mi dato coraggio, credo sia arrivata l'ora di far uscire di casa anche questo mio nuovo figliolo e farlo leggere un po', anche se in questo caso è particolarmente dura.
è questo il problema quando scrivi di cose così legate a te, in scrittura corri più veloce perchè conosci ogni emozione, però poi è dura vedere momenti così personali nelle mani di qualcun altro. la paura è che non ci veda la magia che ha vissuto tu in quei momenti, e questo può far perdere di valore anche ai tuoi ricordi. per questo non bisogna mai scrivere se non di cose passate, chiuse, che non si possono più modificare e che abbiamo superato. ci vuole un minimo di distacco altrimenti vedere il tutto lì, scritto nero su bianco brucia tremendamente. la mia ferita a volte brucia ancora, ma ormai riesco a vedere il tutto come non fosse successo a me, ma solo alla solita sfigata di quei racconti.

sogno #2

stanotte i sogni sono stati tanti e molto incasinati. alcuni talmente realistici che svegliandomi non sapevo se fossero successi davvero e ho dovuto controllare le chiamate ricevute per sapere se stamattina avevo un appuntamento con una persona o no. un paio sono riuscita a ricordarli e scriverli, sono staccati l'uno dall'altro, scritti in momenti diversi.
sono in una specie di ristorante giapponese, anche se sembra più che altro una casa di giapponesi, come fossero amici di famiglia e noi fossimo li per cena, anche se il clima era più da ristorante. c'è tutta la mia famiglia, stanno mangiando del riso con qualcosa, col senno di poi il cibo sembra più cinese per alcuni versi. io sono seduta sul pavimento che gioco con alcuni bambini (strano!) in particolare c'è una bambina bellissima che avrà 3-4 anni, mi ricorda molto più nipote più piccola, si chiama midori, anche se lei lo pronuncia male. la tengo in braccio e le faccio il solletico e scherziamo mentre qualche altro bambino mi prende da dietro e ride. ad un certo punto mia madre mi sgrida e mi dice di andare a prendere qualcosa da mangiare, la bambina stessa mi chiede qualcosa, non ricordo cosa di preciso, mi alzo e vado verso la cucina dove ci sono tutte le pentole, ma è praticamente tutto finito, c'è solo un po' di riso e qualcosa tipo carne. lo dico a mia madre che mi sgrida perchè dovevo alzarmi prima.
sono in una specie di cinecittà, o meglio dovrebbe esserlo ma non ci assomiglia molto, non sono sola c'è una ragazzina che non conosco, ma nel sogno la tratto come se la conoscessi bene. le mostro in giro poi l'accompagno in un minuscolo teatro di posa dove c'è una lezione di fotografia (credo ci fosse peppe) mentre le sto spiegando cosa succede e presentando un po' di gente, mi giro e ci sono i miei genitori. chiedo loro come hanno fatto a entrare e mi indicano un tizio che hanno conosciuto e che li sta portando da non mi ricordo chi di famoso, io faccio una battuta e li lascio andare. io e la ragazzina ci mettiamo a camminare, il posto ora sembra un campeggio da mare e la ragazzina sembra mia nipote più grande ed è in costume. inizia a piovere, lei cerca di camminare di lato e coprirsi sotto dei teli lungo la strada, non vuole bagnarsi. io sto in mezzo alla strada e mi gusto la pioggia felice, alla fine anche lei mi raggiunge e siamo fradice, io le dico che tanto non importa molto perchè ha il costume e si sarebbe bagnata comunque, ma lei non mi ascolta: da quando ci siamo messe a camminare cerca di dirmi qualcosa, ma io non le presto molta attenzione.

venerdì 4 febbraio 2011

sogno #1

sono in una spiazzo tipo parcheggio fuori da una chiesa, la vedo alla mia sinistra, a destra una serie di edifici, come fossero altri locali della parrocchia, è notte. entro in uno di questi edifici e mi ritrovo come dentro un capannone o uno di quei negozi di giocattoli giganteschi, infatti la prima impressione che ho è che sia quello. quelli che a prima vista mi erano sembrati però pupazzi in realtà sono pezzi di giostre. c'è un cancelletto per entrare e un uomo mi guarda, mi chiede che ci faccio li e vuole che me ne vada, io gli rispondo a tono (ma non ricordo che dico) lui ride e cambia atteggiamento,mi fa entrare e mi mostra il posto. lo seguo, gli dico che è sempre stato il mio sogno avere delle giostre, mi guardo attorno, ma non sono colorate o luminose, sono più che altro pezzi di lamiere e edifici che ruotano. sono molto belle e non danno per nulla un senso di pericolo, ma mi ricordano quegli edifici abbandonati che si vedono in alcuni film o videogiochi. ce n'era una in particolare composta da una serie di grandi finestre da capannone e portoni di lamiera color rame, io ho chiesto al signore con cosa ottenesse quel colore, lui mi risponde con un nome particolare e aggiungendo che non c'entra nulla col rame vero perchè quello diventa verde col tempo. intanto esce fuori e io continuo a seguirlo, ci ritroviamo su delle scale che danno sul retro della chiesa, passa uno che conosco, di casa, lui lo saluta.
mi sveglio.

presentazione

dopo un bel po' di tempo ritorta "i reami del sogno" ma con un clima un po' diverso.
ieri qualcuno mi diceva che la magia è da cercare dentro di noi, in questi ultimi tempi mi sono abituata troppo bene, avevo vicino persone che avevano qualcosa di speciale dentro. bastava prendere la loro mano e potevi vedere villaggi di fate e piccoli folletti. ora ho capito che non posso continuare come un parassita a cercare persone che mi diano una smossa e voglio iniziare a guardarmi dentro davvero.
detto questo sono pur sempre io, con le mie idee strane, per cui ho deciso di approfittare della partenza per un paio di settimane della mia coinquilina per un esperimento e ho riaperto questo blog. per quanto io non viva in una roccaforte tra i monti isolati, in questo periodo sarò comunque più sola del solito, ecco quindi perchè un modo per parlare con qualcuno; ma soprattutto voglio iniziare a scrivere i miei sogni. ho messo sul comodino un quadernetto e ogni volta che mi sveglio nella notte o alla mattina scriverò quello che ricordo...si accettano serenamente anche libere interpretazioni da psicanalisti arraggianti.
detto questo spero che questi reami del sogno vi piacciano come gli altri.
clock